Bianco Transumante IGT "Vini D'Altura" - Cioti 75cl 2019

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Il progetto “Vini d’Altura” ha preso il via circa 5 anni fa. Allora le bottiglie in affinamento erano appena 36 e tutte di aziende vitivinicole teramane. Oggi ad accrescersi è il numero delle bottiglie (che l’anno prossimo arriverà a toccare quota 2.400), ma anche la varietà dei vitigni scelti e l’ampiezza geografica.

In questa versione l’azienda Cioti ha scelto per l’affinamento un prodotto vinificato da un’uva recentemente riscoperta, autoctona abruzzese, sulla quale sono in corso le ricerche ampelografiche.

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Il progetto “Vini d’Altura” ha preso il via circa 5 anni fa. Allora le bottiglie in affinamento erano appena 36 e tutte di aziende vitivinicole teramane. Oggi ad accrescersi è il numero delle bottiglie (che l’anno prossimo arriverà a toccare quota 2.400), ma anche la varietà dei vitigni scelti e l’ampiezza geografica.

Il progetto, voluto dalla società Pendeche Srl di Montorio al Vomano (Teramo), “era nato come strumento di promozione e sviluppo territoriale, in quanto tutto incentrato su produzioni locali”, racconta a Virtù Quotidiane Bruno Carpitella, esperto conoscitore della montagna e autore di questa speciale intuizione che estende al vino quel tipico processo di affinamento in quota, già realtà per formaggi o salumi.

“Abbiamo continuato coinvolgendo diverse aziende teramane, scegliendo per lo più vini Pecorino. Con il tempo ci siamo resi conto che questo processo garantiva significative trasformazioni su tutti i campioni che portavamo in quota. Nel tempo, abbiamo perfezionato la tecnica, realizzando delle strutture destinate a ospitare i vini, abbiamo capito quali erano le condizioni microclimatiche migliori e oggi dalla fase sperimentale siamo passati alla produzione vera e propria”.

In questi rifugi enologici, a duemila metri di altezza, nel cuore del Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, la temperatura resta costantemente sotto lo zero per almeno sei mesi, l’umidità è al 100 per cento e la pressione si aggira sui 700 ettopascal. “Le condizioni nelle quali si sviluppa l’affinamento – prosegue – rompono completamente gli schemi rispetto alle tecniche tradizionali, dando vita a un processo che giova al vino”.

“Accade spesso – tiene a sottolineare Carpitella – che quando realizziamo assaggi alla cieca dopo l’affinamento, persino al produttore risulta difficile riconoscere il proprio vino”.

Il primo cambiamento che si tocca con mano nei Vini d’Altura è un ringiovanimento del vino stesso. “I vini degustati dopo questo affinamento – evidenzia l’ideatore – sono vini pimpanti, giovani anche a distanza di anni. Questo ringiovanimento è visibile già dal colore. Vini che partono da sfumature ambrate o granate, tipiche dei vini di età, ritornano a sfumature giovanili. Differenze che sono nettamente percettibili anche dal punto di vista organolettico”.

“I vini acquisiscono caratteristiche derivanti dall’ambiente – continua Carpitella -. L’area del Gran Sasso dove si svolge l’affinamento, nella quale è presente calcare, è ricca di ferro e magnesio, che intervengono sulla trasformazione a livello organolettico. Nei vini si arrivano a sentire sia il calcare che le note minerali. Sui vini bianchi questo crea un effetto di acidità agrumata, mentre sviluppa note balsamiche nei rossi. Il nostro processo non stravolge il vino, ma amplifica le sue caratteristiche iniziali, conferendogli ampiezza ed eleganza”.

I Vini d’Altura disponibili ad oggi sono stati realizzati in partnership con aziende abruzzesi. In questa versione l’azienda Cioti ha scelto per l’affinamento un prodotto vinificato da un’uva recentemente riscoperta, autoctona abruzzese, sulla quale sono in corso le ricerche ampelografiche

VB075413-19
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Data sheet

Anno
2019
Formato
cl 75
Nazionalità
Italia
Regionalità
Abruzzo

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